Da quando all’inizio dell’anno le autorità sanitarie cinesi hanno diffuso la notizia di una nuova polmonite virale nella città di Wuhan, la comunità scientifica internazionale ha prestato molta attenzione alle notizie in arrivo dal paese del Dragone. Ad oggi le fonti ufficiali riferiscono di 41 casi accertati in Cina, compresi 2 decessi. Fra i viaggiatori internazionali invece sono stati riconosciuti 2 casi in Thailandia ed un caso Giappone. Proprio a partire da questi dati un gruppo di studiosi dell’Imperial College di Londra ha appena pubblicato uno studio che afferma come le persone colpite sarebbero di più di quelle riferite fino ad ora dalle fonti ufficiali, fra i 996 fino a 2298 casi a secondo dei possibili scenari da loro prospettati. Secondo le analisi statistiche appena pubblicate in ogni caso il numero di persone affette non sarebbe comunque inferiore a 190 unità.
La ricerca si fonda su alcune assunzioni, in particolare che il bacino di popolazione attorno all’areoporto di Wuhan è di 19 milioni di persone e che nelle ultime due settimane sono lì transitati 3301 passeggeri al giorno. Altra ipotesi è che fra il momento dell’infezione ed il manifestarsi dei sintomi trascorrano circa 5 – 6 giorni, chiamato periodo di incubazione. Inoltre queste stime considerano solo quei casi di importanza tale da richiedere l’intervento medico; escludendo dunque quelle forme lievi di infezione che potrebbero risolversi anche senza sintomi.
Nella maggior parte dei casi si è ritenuto che l’esposizione all’agente infettivo sia avvenuta al mercato del pesce della citta di Wuhan, subito chiuso dalle autorità locali già agli inizi di gennaio, e che quindi l’infezione provenisse da animali infetti. Gli studiosi britannici riportano però come nei pochi casi di infezione rilevati fra i viaggiatori, questi ultimi non abbiano mai visitato il mercato del pesce. In conclusione secondo i ricercatori britannici la trasmissione interumana dell’infezione, cioè da persona a persona, non può essere esclusa del tutto. Nel frattempo la mappa genetica del nuovo virus, appartenente alla famiglia dei coronavirus, è stata già scritta e pubblicata da un gruppo di studiosi cinesi. Questo lascia sperare che le nuove conoscenze scientifiche possano presto servire per arginare al meglio la nuova forma di polmonite.