Si possono provare dei sentimenti al tempo del nuovo coronavirus che non siano solo il timore di scontrarsi con il misterioso Covid-2019 che purtroppo sta sconvolgendo la Cina? Ad oggi solo in Cina si sono contati circa 1500 decessi e oltre 60 mila contagi. Ma secondo alcuni esperti il picco dell’infezione nel paese asiatico giungerà entro fine febbraio, e poi la situazione dovrebbe migliorare con l’arrivo nella buona stagione. Intanto come sottolineato dai diversi mezzi di comunicazione sono morti nuovi pazienti in altri stati: il primo in Giappone ed un altro in Francia. Ma questa difficile esperienza quasi planetaria può anche farci riflettere e all’improvviso emergono sentimenti di solidarietà, empatia, preoccupazione per gli altri, attenzione e forse anche di amore nel senso più ampio del termine. Cioè sentimento che protegge, che si preoccupa per gli altri, non sottovaluta e dimentica. È stato così per Niccolò il ragazzo di diciassette anni di Grado che a causa dei pochi decimi di normale febbre è rimasto bloccato in Cina, proprio a Wuhan, mentre gli altri 56 italiani volavano per raggiugere l’Italia. E quindi solo, lontano dalla famiglia il giovane giorno dopo giorno è stato seguito come se fosse stato uno dei nostri figli. Ogni mattina abbiamo ascoltato il telegiornale aspettando la notizia dell’areo militare che lo doveva riportare a casa e siamo rimasti delusi per i ritardi, anche se magari motivati. Abbiamo discusso con amici, parenti, anche al lavoro, di come il ragazzo avrebbe passato le giornate. Insomma è stato colmato di affetto a distanza anche se lui forse non lo saprà. Oggi Niccolò è finalmente in Italia, ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma dove comunque è risultano negativo ai test del coronavirus. Auguri Niccolò.
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