Un antico proverbio siciliano così recita “Finita ‘a festa, gabbatu lu santu” e le verità dei nostri antenati ci spiegano l’attualità. Erano infatti così tante le promesse, allorquando si parlava del famoso “Decreto Aprile”, proclamate in favore di medici ed infermieri in quel momento impegnati da oltre due mesi, e con turni estenuanti, per la lotta al nuovo coronavirus SARS-CoV2.
Ma tra il dire e fare si conferma che c’è di mezzo il mare: un decreto continuamente rimandato, annunciato di continuo fino ad arrivare al mese di maggio inoltrato, tanto da dover cambiare il nome in “Decreto Rilancio” dove adesso non si parla più di bonus per medici ed infermieri, e neanche per i medici specializzandi quasi tutti chiamati a sostenere il sistema sanitario nazionale nel pieno dell’emergenza.
Già all’estero si sono svolte dimostrazioni da parte del personale sanitario nei confronti del Governo come avvenuto a Bruxelles in Belgio alcuni giorni fa. Mentre oggi 20 maggio a Torino, il personale sanitario si è incatenato indossando i sacchi neri della spazzatura; a simbolo dell’unica difesa contro il contagio durante il lavoro in corsia.
Alla fine il Decreto Legge “Rilancio”, dopo l’annuncio in conferenza stampa di mercoledì 13 maggio, è stato pubblicato solamente nella tarda serata del 19 maggio, dopo la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale n. 21. E dopo la cosiddetta “bollinatura” da parte della Ragioneria Centrale dello Stato. Si tratta di ben 266 articoli con diversi allegati, suddivisi in “Titoli” e “Capi”.
Alcuni dettagli del nuovo Decreto Rilancio
Il “Titolo 1” è dedicato a “Salute e sicurezza” con 23 articoli: in particolare, il quinto comma dell’articolo 1 prevede che “Gli incarichi di cui al presente articolo possono essere conferiti anche ai medici specializzandi regolarmente iscritti all’ultimo e penultimo anno di corso della scuola di specializzazione per la durata di 6 mesi. Tali incarichi sono prorogabili (…) in ragione del perdurare dello stato di emergenza, sino al 31 dicembre 2020”. E poi di seguito “Il periodo di attività svolto dai medici specializzandi esclusivamente durante lo stato di emergenza è riconosciuto ai fini del ciclo di studi che conduce al conseguimento del diploma di specializzazione. I medici specializzandi restano iscritti alla scuola di specializzazione universitaria e continuano a percepire il trattamento economico previsto dal contratto di formazione specialistica, integrato dagli emolumenti corrisposti in proporzione all’attività lavorativa svolta”.
Dopo mesi di sacrifici, si era data invece la speranza di ottenere molto di più come ad esempio bonus dedicati a medici ed infermieri. L’articolo 5 autorizza soltanto l’aumento del numero dei contratti di formazione specialistica, per un importo di 105 milioni di euro per il 2020 ed il 2021; e per un importo di 109,2 milioni di euro per gli anni 2022, 2023 e 2024.
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