La pandemia da Covid-19 non fa che mutare: il problema attuale è dato dalle “V.U.S.” (variant of uncertain significance) cioè le varianti dal significato incerto. Un programma di sequenziamento del virus ha evidenziato ben sette varianti, comparse negli Stati Uniti d’America, e a delineare una specie di albero genealogico con alla base il virus arrivato dalla città cinese di Wuhan, indicato originariamente con la sigla “19A”.
L’albero genealogico del Covid-19
Al posto della “19A” è sopraggiunto una prima variante, la “20A” che ha originato altre due varianti, denominate “20B” e “20C”. Dalla variante “20C” è nata un’altra variante la “20G”, dalla quale sono derivate ben quattro delle sette rilevate negli Stati Uniti d’America, denominate con il nome di “Robin 1”, “Robin 2”, “Pelican” e “Yellowhammer”, mentre dalla variante “20C” sono derivate altre varianti alle quali è stato dato il nome di: “Mockingbird”, “Bkuebird” e “Quail”.
La ricerca delle varianti in Italia
In Italia si sta ampiamente diffondendo la “variante inglese”, la “Voc 202012/01”, accanto a quella brasiliana, la “P1” e sudafricana, la “501.V2”; ultima arrivata quella scoperta a Napoli, denominata “B.1.525”. Al momento il problema urgente è di riuscire a bloccarle tutte. Per questo l’I.S.S. (Istituto Superiore di Sanità) ha avviato una rapida indagine, la “quick survey”, per determinare una mappatura sul territorio della penisola con la diffusione dei casi di infezione dovuti alle varianti. Verranno analizzati 1.058 campioni positivi, inviati fino alla data del 18 febbraio, provenienti da quattro macroaree, così suddivisi: 265 del Nord-Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria); 266 del Nord-Est ( Province Autonome di Trento e Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), 266 Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio); 254 Sud e Isole (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia.
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