Secondo l’ultimo report dell’I.N.A.I.L. (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, pubblicato il 24 settembre scorso, “il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili) registra il 22,8% dei decessi codificati“. Ammontano a 179.882 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia: nell’anno 2020 sono state 147.715 con punte di 40.359 a novembre seguito dal mese di marzo con 28.646, mentre nei primi 8 mesi del 2021 fino ad agosto si registrano 32.277 casi.
Oltre il 68% dei contagi fra le donne
Il 68,5% dei contagi ha interessato soprattutto il mondo femminile contro il 31,5% di quello maschile. In tutte le regioni, ad eccezione della Campania, Calabria e Sicilia, la componente femminile supera quella maschile: l’età media dall’inizio della pandemia si attesta a 46 anni per entrambi i sessi. La classe di età più colpita, il 42,5%, riguarda quella 50-64 anni, seguono col 36,6% la classe 35-49 anni, under 35 anni col 18,9% e over 64 anni con appena il 2,0%.Le denunce di infortunio con esito mortale, sempre alla data del 31 agosto 2021, sono state 747, di cui 548 nel 2020: gli italiani coinvolti sono stati l’86,4% (le donne circa sette su dieci), gli stranieri il 13,6% (le donne otto su dieci).
L’analisi territoriale delle denunce evidenzia una distribuzione pari al 42,7% nel Nord-Ovest dell’Italia (in testa la Lombardia col 25,3%), del 24,6% nel Nord-Est (il Veneto al 10,&%), del 15,2% al Centro (il Lazio al 6,7%), del 12,7% al Sud (la Campania al 5,8%) e del 4,8% nelle Isole (la Sicilia del 3,2%). A livello provinciale il maggior numero di contagi viene registrato a Milano, il 9,6%, seguono Torino col 7,0%, Roma col 5,3%, Napoli col 3,9%, ma l’incremento percentuale maggiore si registra nelle province meridionali come Caltanissetta, Vibo Valentia, Agrigento, Oristano e Siracusa. Secondo la scheda nazionale sugli infortuni da Covid-19 redatta dall’I.N.A.I.L. i casi codificati per il “settore sanità ed assistenza sociale” ammontano al 65,2%: per quanto riguarda le professioni in testa col 37,4% i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti), il 18,3% le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, l’8,5% i medici ed il 6,9 % le professioni qualificate nei servizi come operatore socioassistenziale.
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