Dopo un mese di novembre con temperature al di sopra della media l’arrivo delle perturbazioni col netto calo della temperatura sta portando alla “stagione dell’influenza” alla quale quest’anno è stata assegnata la sigla AH3N2 ed il nome di “influenza australiana”. Sembra già una epidemia più aggressiva ora che le mascherine e le varie restrizioni hanno permesso ai virus influenzali una minore circolazione.
Cosa ci dice la statistica ed i dati dell’influenza australiana
L’I.S.S. (Istituto Superiore di Sanità) con il bollettino “InfluNet” del Sistema di Sorveglianza Integrata ha segnalato nell’ultima settimana di novembre una incidenza di 12,9 casi su 1.000 assistiti rispetto al dato di 9,5 casi su 1.000 della settimana precedente. I più colpiti sono i bambini con età inferiore ai 5 anni con 40,8 casi per 1.000 assistiti rispetto ai 29,5 casi per 1.000 assistiti registrati nella settimana precedente. La trasmissione avviene per via aerea ed anche per contatto tramite le goccioline (droplet) immesse nell’aria con la tosse e gli starnuti. I sintomi sono: febbre alta, mal di testa, tosse, dolori vari muscolari, assenza di appetito, brividi. I sintomi sono simili al Covid-19 ed alle sue varianti Cerberus e Griphon ma per distinguerla è necessario ricorrere ad un tampone. La stima attuale degli italiani colpiti dall’influenza “australiana” è di circa un milione di soggetti. Le Regioni attualmente più colpite sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche ed Abruzzo, ma anche in Sicilia i casi sono in deciso aumento.
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