Da come riconoscere l’allergia dai sintomi del Covid-19, al futuro digitale dell’assistenza sanitaria. Ed attenzione alla fisioterapia “fai da te”: in attesa della valutazione specialistica limitarsi ad un esercizio fisico secondo buon senso.
Una sala digitale con un pubblico di quasi cento partecipanti da tutta Italia. È quanto hanno organizzato ieri pomeriggio, venerdì 22 maggio, l’Associazione Italiana Bronchiectasie (AIB) in collaborazione con l’Associazione Respiriamo Insieme: un convegno virtuale con i migliori esperti di Milano, Roma, Firenze e Palermo per discutere dei problemi attuali e delle prospettive future per i pazienti affetti da asma e bronchiectasie. Hanno moderato l’incontro realizzato su internet Claudia Spina, Presidente dell’Associazione Italiana Bronchiectasie e Simona Barbaglia, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme. L’asma è una malattia caratterizzata da episodi di mancanza di fiato, respiro sibilante e tosse che si verificano per una ostruzione bronchiale transitoria. Mentre invece le bronchiectasie sono delle dilatazioni patologiche delle vie aeree, in particolare dei bronchi, dove si verifica un quadro di infiammazione e rischio di infezioni.
L’incontro, dal titolo “Coronavirus Fase 2: nuove prospettive per la gestione di bronchiectasie e asma“, nasce in un momento storico, segnato dall’emergenza coronavirus, dove ai tanti dubbi dei pazienti affetti da malattie respiratorie si aggiungono le difficoltà di ricevere assistenza sanitaria, in particolare per la sospensione di diversi percorsi specialistici. Infatti i medici, ed in particolare gli pneumologi, sono stati chiamati ad affrontare la nuova emergenza coronavirus, con scelte anche difficili. E’ quanto spiega il Professore Stefano Aliberti, pneumologo dell’Ospedale Policlinico di Milano e Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Bronchiectasie (AIB): “Non è stata una decisione facile dover chiudere temporaneamente gli ambulatori dedicati tra l’altro all’asma e bronchiectasie ma non c’erano altre possibilità. Dalla sera alla mattina siamo diventati una Unità di Terapia Semi-Intesiva Covid-19 di 42 letti dovendo così affrontare circa 250 ricoveri nell’arco di due mesi. Adesso la pressione sul reparto è diminuita, perché si sono ridotti gli accessi dal Pronto Soccorso, sebbene al momento stiamo ricoverando i pazienti Covid-19 trasferiti dalle altre Terapie intensive”. Prosegue il Professore Stefano Aliberti spiegando come l’assistenza essenziale per i pazienti affetti dalle altre malattie respiratorie non sia mai venuta meno: “Siamo comunque riusciti a ricoverare pazienti non affetti da coronavirus chiedendo posti letto ad altri reparti”.
Una situazione di cambiamenti e chiusure che, nonostante i numeri diversi dei pazienti affetti da Covid-19, ha unito sia il Sud che il Nord Italia. Interviene così il Dottore Salvatore Battaglia, pneumologo dell’Ospedale Policlinico Giaccone di Palermo e membro del Comitato Scientifico dell’AIB, spiegando come: “La situazione in Sicilia è diversa dalla Lombardia per quanto riguarda l’impatto su ospedali e rianimazioni. Tuttavia anche noi, dalla sera alla mattina, abbiamo dovuto chiudere tutto e trasformarci in Unità Covid-19; come tra l’altro avvenuto in altri ospedali della Sicilia. L’attività del nostro ambulatorio bronchiectasie, nato agli inizi del 2018, purtroppo è stata sospesa. Ma i pazienti hanno potuto comunque contattarci per telefono o mail e così siamo riusciti almeno a garantire le prescrizioni mediche essenziali”.
Bronchiectasie, asma e malattie respiratorie: maggior rischio di ammalarsi di Covid-19?
Riporta Claudia Spina una delle principali domande poste dai pazienti; cosa rischia un paziente affetto da malattie respiratorie che si ammala anche di coronavirus SARS-Cov2? Risponde la Professoressa Gianna Camiciottoli, pneumologa dell’Ospedale Careggi di Firenze, che cita i dati di un recente studio cinese: “La maggior parte dei pazienti ricoverati per il coronavirus erano affetti da ipertensione arteriosa, mentre pochissimi sono stati i pazienti con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (in sigla BPCO, NdR), ed ancora in questa casistica non c’è alcun paziente asmatico. Quindi secondo questo studio non c’è un maggior rischio per i pazienti affetti da malattie respiratorie di contrarre il nuovo coronavirus”. Tuttavia, mette in guardia la Professoressa Gianna Camiciottoli: “I pazienti affetti da patologie respiratorie rischiano comunque, se infettati, di avere una forma di malattia più grave. Quindi è importante rispettare le norme di sicurezza come tenere le distanze sociali, lavare spesso le mani, evitare assembramenti”.
Dati confermati anche dal Dottore Giuliano Montemurro, pneumologo dell’Ospedale Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato Scientifico dell’AIB, che racconta come egli abbia avuto solo due pazienti con bronchiectasie che sono stati ricoverati per Covid-19. E così precisa: “La situazione dell’emergenza coronavirus ha fatto conoscere a tutti quello che i pazienti bronchiectasici già conoscevano: l’uso delle mascherine. Una abitudine che il paziente con bronchiectasie già portava nella sua vita come forma di prevenzione”. Gli fa eco la Dottoressa Enrica Intini, pneumologa dell’Ospedale Policlinico Gemelli di Roma, che sottolinea come: “I pazienti respiratori sono più a rischio, ma erano già abituati all’utilizzo della mascherina per tutelare se stessi e gli altri. E questo si riflette nel basso numero di pazienti affetti da bronchiectasie che sono stati ricoverati per coronavirus”. Mezzi di prevenzione e norme igieniche che dunque funzionano e che tutelano i soggetti affetti da patologie respiratorie.
Siamo in primavera: come riconoscere i sintomi dell’allergia dal Covid-19?
Interviene il Dottore Salvatore Battaglia da Palermo spiegando come un sintomo chiave al quale fare attenzione è la febbre: “C’è un punto di contatto condiviso fra tutte le malattie respiratorie, sono la tosse e la dispnea (la mancanza di fiato, NdR) sintomi che possono avere anche i pazienti Covid-19. Tuttavia molto raramente le riacutizzazioni asmatiche, e di altre patologie respiratorie come le bronchiectasie, sono caratterizzate da febbre. La presenza di febbre è appunto la spia di qualcosa che potrebbe essere legato al Covid-19. Spia che qualcosa non va è anche la presenza di alcuni sintomi sistemici come la stanchezza e dolori muscolari, che riconosciamo anche per esperienza delle comuni infezioni virali. Questi sintomi non sono appunto presenti nelle riacutizzazioni di asma e bronchiectasie”. Ed il Dottore Salvatore Battaglia sottolinea l’importanza di riconoscere i segni e sintomi del proprio corpo perché: “Molti pazienti soffrono della patologia da tantissimi anni e dunque sono abituati a riconoscerla; quindi se i sintomi sono quelli noti si può stare un po’ più tranquilli. Mentre la febbre e la compromissione generale sono segni di allarme”. E riguardo la speranza di una cura spiega la Dottoressa Margherita Ori, pneumologa dell’Ospedale Policlinico di Milano che “Per quanto riguarda le terapie abbiamo avuto delle soddisfazioni dai farmaci utilizzati, sebbene si tratta di risultati iniziali frutto tra l’altro di sperimentazioni. Dunque i pazienti affetti da patologie respiratorie croniche devono continuare ad avere buon senso. Indossando ad esempio le mascherine chirurgiche; pratica che però anche le altre persone devono seguire”. E riguardo l’assistenza sanitaria per i pazienti pneumologici aggiunge la Dottoressa Margherita Ori: “L’ambiente ospedaliero è a maggior rischio per chi è affetto da patologie respiratorie, tanto che stiamo pensando di realizzare dei percorsi più sicuri possibile”.
Le temporanee difficoltà nell’avere assistenza: attenzione al fai da te!
La Dottoressa Angela Bellofiore, fisioterapista dell’Ospedale Policlinico di Milano e membro del Comitato Scientifico dell’AIB, ci mette in guardia sui trattamenti fisioterapici e l’esercizio fisico eseguito senza la preventiva valutazione medica e del fisioterapista. Questo perché: “Il rischio del <fai da te> è di fare o attività sotto dosate, che non portano a miglioramenti, oppure delle attività eccessive, che possono invece creare danni. Non si possono generalizzare gli esercizi per tutti i pazienti perché non stiamo trattando le bronchiectasie ma la persona con determinate caratteristiche” e così precisa “L’attività fisica nelle patologie respiratorie deve essere ben dosata, in una fatica eccessiva c’è il rischio di sovraccarico sia muscolare che cardio-respiratorio”. E dunque il consiglio per chi non ha ancora un programma fisioterapico prescritto dallo specialista: “Evitare la sedentarietà limitando l’attività fisica secondo buon senso e le proprie possibilità”.
Asma e bronchiectasie: il futuro dell’assistenza ambulatoriale sarà anche digitale?
È stata questa una delle principali domande del pubblico, perché non realizzare delle visite mediante videochiamate? Spiega il Professore Stefano Aliberti da Milano che prima di realizzare questo servizio è essenziale affrontare il problema innanzitutto dal punto di vista amministrativo: “Da parte nostra c’è la volontà. Ma prima di realizzare questo servizio è necessario che le istituzioni organizzino quelle prestazioni indicate con il termine di telemedicina”. La Professoressa Gianna Camiciottoli racconta come a Firenze sono quasi pronti: “Saremo a breve operativi, perché abbiamo codificato la prestazione come televisita che ha uno specifico codice che può essere anche oggetto di prescrizione”. Ma la Professoressa Gianna Camiciottoli precisa che la visita medica digitale non sempre è una soluzione perché: “Esclude una larga fascia di pazienti che non hanno dimestichezza con i nuovi mezzi di comunicazione oppure che hanno difficoltà con le videochiamate”. Una voglia di ripartire, di mettersi in gioco e superare le difficoltà che accomuna gli pneumologi di tutta Italia. Un impegno di speranza lanciato da Palermo dal Dottore Salvatore Battaglia: “Da giorni abbiamo attivato dei contatti telefonici per i pazienti con bronchiectasie e speriamo nell’arco di venti giorni di garantire un contatto telefonico con tutti”.
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