A Villafranca Tirrena, in provincia di Messina, il museo di storia della medicina si preparara alla riapertura dopo due mesi di lockdown
Ormai c’è il conto alla rovescia per la riapertura dei musei ed attrazioni turistiche in tutta Italia, dopo che il lockdown che si è prolungato per oltre due mesi a causa dell’emergenza coronavirus. L’Italia è una terra ricchissima di tesori archeologici e reperti storici, tra questi ci sono anche quelli dedicati alla medicina. Da Nord a Sud troviamo esempi di collezioni mediche e scientifiche a Milano, Bologna, Padova, Venezia, Roma e Napoli solo per fare qualche esempio.
Ma anche la Sicilia vanta un particolare musei dedicati alla scienza: un particolare museo di medicina si trova a Villafranca Tirrena, un comune quasi a metà strada tra Palermo e Messina. E’ stato inaugurato nel corso del 2004 a seguito di una convenzione tra l’Amministrazione Comunale ed il dottor Paolo Badessa ed è dedicato al ricordo del padre, il dottor Ottavio Badessa, per trent’anni medico condotto della cittadina tirrenica. Lo si potrà nuovamente visitare, come per gli altri siti archeologici ed i musei, a partire dai primi di giugno. Il museo è collocato nei locali di una palazzina in stile “Liberty” di via Rovere a poca distanza dalla sede municipale. Sono circa 200 i reperti raccolti, molti di alto valore scientifico e racchiusi in apposite teche, che risalgono come epoca dalla fine del ‘700 al 1940. Di particolare rilievo, ad esempio, un “estrattore di calcoli vescicali” costituito con “crini di cavallo”, esemplare raro il cui omologo si trova al Museo “Royal College of Surgeons” di Londra. Nel campo della pneumologia trovano posto i quattro “palloni respiratori delle maschere di Ombredanne”, medico chirurgo francese, ottenuti da vesciche essiccate di maiale, tutti diversi nella foggia in quanto costruiti e reperiti in diverse nazioni. Gli strumenti medici conservano ancora manici originali in avorio, corno oppure ebano di particolare pregio. A completare l’esposizione anche una collezione di particolari strumenti musicali, per ricordare quella indiscibile unione fra l’arte, espressa in tutte le sue forme, e la medicina.
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