Il 2020 “annus horribilis”, dopo il lockdown di inizio d’anno e la colorazione delle varie regioni italiane da giallo fino a rosso, anche il mese di dicembre e l’inizio del nuovo anno, il 2021, si preannuncia con forti limitazioni compreso l’impossibilità di potersi spostare da un comune all’altro. Sembra un ritorno al Medioevo, quando tutte le porte delle città, difese da mura, si chiudevano al tramonto per poi riaprirle solamente all’alba del giorno dopo.
Il Governo, con un nuovo Dpcm appena pubblicato, blinda il Natale, Santo Stefano ed il Capodanno ed inoltre va allo scontro con le varie Regioni, imponendo il divieto di spostamento pure tra i Comuni per le medesime giornate. Una misura ritenuta “ingiustificata” da vari presidenti regionali secondo i quali si creerebbe una disparità di trattamento tra gli abitanti di una grande città ed i milioni di italiani che vivono invece nei piccoli comuni, soprattutto quelli montani; sarebbe confermata la possibilità per lo “stato di necessità” di poter assistere le persone non autosufficienti, come pure di poter rientrare non solo verso la propria residenza, ma anche nel luogo “dove si abita con continuità”, una formula per consentire il ricongiungimento delle varie coppie conviventi. Il decreto legge “cornice” n. 158 del 2 dicembre 2020, già in vigore, ed il Dpcm, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 301 del 3 dicembre, valido dal 4 dicembre fino al 15 gennaio 2021, contengono tutta una serie di restrizioni e nessuna di quelle “concessioni” avanzate dai vari presidenti regionali, con in testa il presidente della Valle d’Aosta, ErikLavévaz, il quale, avvalendosi dei poteri speciali della Regione, ha emanato una ordinanza che definisce come “zona gialla” la Regione, in aperto contrasto con le norme emanate dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che la considerano “zona rossa”.
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